ENTROPIA, COMUNICAZIONE, GLOBALIZZAZIONE

Uno degli enunciati del Secondo Principio della Termodinamica afferma che:

l'evoluzione spontanea di un sistema isolato porta il sistema ad uno stato di equilibrio a cui corrisponde il massimo dell'entropia (compatibile con il rispetto del Primo Principio della Termodinamica).

Il concetto di entropia permette di descrivere una notevole quantita' di fenomeni che coinvolgono oltre alla Termodinamica (una branca della Fisica), anche molte altre discipline, come ad esempio le Scienze Sociali, dove si applica il concetto di entropia per interpretare fenomeni comportamentali ed in generale fenomeni legati alla comunicazione umana.

Si deve agli studi di Claude Shannon ed a quelli di Norbert Wiener (padre della cibernetica) l'aver portato, nel mondo scientifico, il tema della comunicazione al centro dell'attenzione, con il risultato di aver fatto incontrare scienze tra loro assai lontane. Shannon e Wiener ampliarono notevolmente la tematica relativa alla comunicazione umana attraverso lo sviluppo della teoria dell'informazione, sorta inizialmente per risolvere problemi tecnici che riguardavano:

  • la trasmissione dell'informazione (studiata da Shannon);

  • la gestione dell'informazione in funzione di controllo (affrontata da Wiener).

Oggi, le discipline che studiano la comunicazione sono tante, come ad esempio:

Ingegneria Informatica e delle Telecomunicazioni; Intelligenza artificiale; Semiotica; Narratologia; Teorie delle Comunicazioni di Massa; Sociologia e Psicologia Sociale (Teorie Psicologiche della Comunicazione; Teorie Sociali nella Comunicazione); Microsociologia ed Antropologia Culturale; Neurobiologia; Filosofia; Arte.

Per questo motivo:

e' difficile costruire un modello generale capace di rappresentare in maniera semplificata ed univoca il tema della “comunicazione umana”.

ENTROPIA COMUNICATIVA

La societa' in cui oggi viviamo puo' essere considerata la societa' dell'informazione”. Essa, divenendo sempre piu' articolata, ha richiesto grande rapidita' nei contatti tra gli individui ed ha sollecitato, senza tregua, le prestazioni comunicative degli esseri umani. La capacita' dell'uomo di attivare processi fondati sull'informazione ha attribuito alla comunicazione un valore centrale, capace di rendere leggibile la societa' attraverso i messaggi ed i mezzi impiegati per diffonderli.

In particolare, il “fenomeno web” ha permesso ai social media di coinvolgere un pubblico globale, con la creazione di un dialogo virtuale ed ha consentito alla comunicazione di diventare il mezzo cruciale per lo scambio di informazioni. Ma:

Quali sono le ricadute negative della rapida evoluzione tecnologica che oggi caratterizza la nostra societa' iperconnessa?

Quali sono i rischi ed i pericoli derivanti da una comunicazione errata?

Un esempio classico e' dato dall'effetto valanga che puo' essere innescato da una comunicazione errata e che, in alcuni casi, puo' provocare agitazioni di interi popoli, movimenti di massa e talvolta fenomeni di panico. Entrano in gioco allora i fenomeni di entropia comunicativa, il cui effetto e' proprio quello di inasprire comportamenti e stati d'animo e di amplificare timori ed incertezze. Ma:

Cos'e' l'entropia comunicativa?

E' la ridondanza di informazioni nelle forme piu' diverse, che impedisce di fermarsi sul significato reale di ognuna di esse.

E' cosi' limitata la liberta' dei vari soggetti sociali.

Un messaggio a basso livello di entropia comunicativa e' un messaggio liberato dal caos informativo e poco soggetto ad interpretazioni errate e fraintendimenti. Invece, i messaggi entropici sono dotati di un alto livello di confusione interna.

Si puo' affermare che una comunicazione negativa e' entropia comunicativa”. Infatti, una comunicazione di questo tipo comporta confusione sui significati e sugli scopi del comunicare. Il messaggio originario arriva “distorto”, modificato o addirittura opposto negli intenti di colui che lo invia. Cio' provoca incomprensioni e tavolta conflitti tra persone, tra gruppi e persino tra nazioni, proprio perche' e' intrinseco nella stessa comunicazione il possedere la caratteristica di coinvolgere differenze culturali, etniche e religiose piu' o meno evidenti.

In definitiva, si ritiene che, in presenza di una sia pur moderata dose di diversita' tra persone, per raggiungere un buon livello di comunicazione sia necessaria una fase iniziale di progettazione, affinche' il comunicare possa destare attenzione e trovare rispondenza. In questo modo, l'informazione potra' superare i filtri culturali ed ideologici di chi la riceve, senza essere bloccata o falsata. Pertanto, e' preferibile, durante una comunicazione, organizzare il messaggio da trasmettere in forma gerarchica, in modo tale che esso possa garantire, in primo luogo, la trasmissione delle informazioni fondamentali (cioe' le risposte cercate dalla gente), e, solo successivamente, la comunicazione dei dettagli. In questo senso, la comunicazione, puo' acquisire il carattere di una vera e propria “conquista”.

L'EMPATIA PUO' COMBATTERE L'ENTROPIA COMUNICATIVA?

Gli effetti entropici, inerenti le relazioni sociali ed i comportamenti umani, producono confusione, omologazione ed infrangono il concetto secondo cui scienza e tecnologia contribuiscono alla creazione di un mondo piu' ordinato ed organizzato. Ma, “si puo' parlare di empatia per combattere l'entropia comunicativa?”. In una societa' globalizzata come la nostra cio' puo' significare andare a fondo nel bisogno di comunicazione e di cosmopolitismo.

Lo sviluppo della nostra societa', divenuta sempre piu' complessa, ha accresciuto la sensibilita' empatica dell'essere umano e ne ha permesso la sua civilizzazione, garantendo l'evoluzione degli scambi interpersonali con un ritmo sempre piu' intenso. Oggi si e' arrivati all'estensione, ormai planetaria, della rete ed alla conseguente condivisione di informazioni e di spazi sociali come: YouTube, Wikipedia, Facebook, Twitter, ecc... E' per questo motivo che, il nostro mondo globalizzato, ad alta intensita' energetica ed interconnesso, continua a richiedere un livello di comprensione reciproca tra popoli e nazioni diverse, senza precedenti. Tuttavia, cio' comporta un maggiore sfruttamento di risorse e di conseguenza un aumento di "entropia".

Jeremy Rifkin, economista, sociologo, attivista e saggista statunitense, nel suo libro The Empathic Civilization (La civilta' dell'empatia), edito da Mondadori ed uscito in Italia nel 2010, considera la civilta' empatica l'ultima possibilita' della specie umana di sottrarsi al prevalere dell'entropia, ossia alla dissipazione definitiva delle risorse energetiche del pianeta. L'aspetto ironico e' che la nostra crescente consapevolezza empatica e' stata resa possibile da un sempre maggiore consumo delle risorse della Terra, con conseguente drammatico deterioramento della salute del pianeta. Per evitare una catastrofica distruzione degli ecosistemi della Terra, il collasso dell'economia globale e la possibile estinzione della razza umana, bisognera' modificare la coscienza degli uomini.

Il quesito che Jeremy Rifkin pone nel suo libro e':

L'umanita' sara' in grado di sfruttare le risorse della globalizzazione, per migliorare il modello di societa' grazie ad un "salto empatico"? Oppure, l'entropia, derivante dal maggiore consumo di risorse, raggiungera' un punto di non ritorno tale da provocare una regressione della capacita' di empatizzare degli individui?

GLOBALIZZAZIONE ED ENTROPIA CULTURALE

Come in natura l'entropia tende a livellare la temperatura nell'Universo, cosi' l'entropia culturale tende a livellare le conoscenze nel nostro pianeta.

Quando si parla di globalizzazione culturale si fa riferimento alla diffusione, a livello mondiale, di un tipo di cultura (in particolare quella statunitense o, in generale, quella occidentale), che tende ad uniformare il modo di vivere e le abitudini culturali di popoli diversi. Un esempio a tal proposito e' rappresentato dai brand, dalle catene di abbigliamento o di hotel che si possono trovare facilmente in diverse parti del mondo. La causa principale che ha portato alla globalizzazione culturale e' da attribure alla globalizzazione economica, intesa come crescita degli scambi commerciali nel mondo, favorita da un mercato globale senza barriere protezionistiche ed agevolata dal grande sviluppo dei mezzi di trasporto e delle vie di comunicazione (come ad esempio la diffusione di reti telefoniche e telematiche, satelliti etc.). Ad essere coinvolte nel fenomeno della globalizzazione culturale sono, in particolar modo, le classi sociali medio-alte di tutti i paesi del mondo, ossia quelle classi sociali che possono accedere facilmente ai principali mass media (internet e TV satellitare). Gli aspetti positivi che interessano tale fenomeno riguardano:

  • la possibilita' di accedere a risorse, servizi ed informazioni che prima erano ritenuti inaccessibili;

  • la velocita' delle comunicazioni e della circolazione di informazioni, che, dal punto di vista della conoscenza e della condivisione dei valori, ha permesso di arricchire ogni popolo;

  • la riduzione dei costi, grazie all'incremento della concorrenza su scala internazionale;

  • l'interculturalita'.

Esistono pero' anche aspetti negativi, ad esempio:

  • La globalizzazione e' ritenuta responsabile dell'abbattimento di tutte le varie culture che in passato avevano contribuito a caratterizzare le diverse civilta'.

  • Le strutture architettoniche risultano essere tra loro molto somiglianti. Infatti, se in televisione o sui siti web si guarda un aeroporto, uno stadio oppure un albergo delle grandi catene, non si riesce a capire da quale paese arrivino le immagini di una di queste strutture, ameno che non venga specificato.

  • La varieta' delle lingue tende a scomparire. Infatti, come nei sistemi materiali tutte le forme di energia tendono a degradare in un'unica forma, rappresentata dal calore che si disperde nell'Universo, cosi' le diverse lingue ed i dialetti tendono a uniformarsi in un'unica lingua, l'inglese. Essa si e' diffusa nel lessico locale e, come lingua standard, nelle relazioni internazionali, interessando tutte le latitudini del nostro pianeta. Si pensi per esempio all'uso di anglicismi nel linguaggio dei media, in politica, in economia e nel linguaggio giovanile.

  • La moda perde pian piano la sua originalita'. Cio' e' dimostrato dalla tendenza delle nuove generazioni di vestire tutti allo stesso modo.

  • I programmi di intrattenimento televisivi si assomigliano un po' tutti: talk show, reality show, quiz, fiction e telefilm sono standardizzati.

In definitiva, la tendenza generale e' verso un appiattimento delle culture, con il pericolo finale rappresentato dall'omologazione, ossia dal rischio di annullare tradizioni e radici di ciascun popolo anziche' favorirne l'interculturalita'.

Altri aspetti negativi, associabili alla globalizzazione, da non sottovalutare, sono: il degrado ambientale, la diminuzione della privacy e la disoccupazione. In quest'ultimo caso, le multinazionali, delocalizzando la produzione, hanno determinato, in molti paesi ricchi, la chiusura di numerosi centri di produzione, con il conseguente licenziamento di migliaia di lavoratori per spostare la produzione in paesi dove questa e' economicamente piu' favorevole (meno tasse da pagare e stipendi piu' bassi).

All luce di quanto e' stato detto ci si chiede: e' possibile ritenere la globalizzazione un arricchimento culturale per tutti?”. La risposta a questa domanda e' Si” solo se:

la globalizzazione non acquisisca caratteri di imposizione ed assimilazione culturale, ma sia in grado di integrarsi nella cultura locale e garantire uno scambio tra i popoli, affiche' vengano evitate disuguaglianze sociali e politiche, che rischiano di sfociare in conflitti etnici e religiosi.

Inoltre: e' possibile trovare soluzioni condivise a problemi come il riscaldamento globale, l'aumento inarrestabile della produzione di rifiuti, la crescita di citta' caotiche ed inquinate, il ruolo dell'informazione nell'era digitale, cioe' problemi che continuano ad affliggere il nostro mondo globalizzato ed in rapido e disordinato mutamento?”. Affinche' cio' sia possibile e' necessario:

evitare l'abbandono all'entropia che, nelle relazioni sociali, nei comportamenti umani, nelle organizzazioni aziendali e culturali, porta, in modo irreversibile, alla stasi, alla perdita di slancio, alla degradazione ed alla dispersione di qualsiasi tipo di risorsa; ma, che induce ad apprezzare il valore delle differenze per poter distinguere e riconoscere.

IL RUOLO DELL'ARTE:

ARRESTO DELL'ENTROPIA? IL GESTO ARTISTICO DI BRUCIARE PLASTICHE

L'azione umana, nelle sue diverse forme d'arte, puo' opporsi all'idea che la natura vada verso un aumento dell'entropia e quindi verso la graduale dispersione e degradazione di energia e materia?

Una risposta a questa domanda puo' essere ricercata nelle opere dell'artista e pittore italiano Alberto Burri (1915-1995), ritenute dei veri e propri “processi naturali della materia”. Questo artista e' stato uno dei maggiori esponenti del “movimento informale materico. Le sue opere, realizzate con l'utilizzo di materiali poveri come: legni bruciati, vecchi sacchi di juta, lamiere e plastica, possono essere catalogate in cicli (o serie), a seconda dei materiali e dei mezzi utilizzati dall'artista per la loro realizzazione. In particolare, le opere relative al ciclo delle combustioni (1957) danno l'idea di un vero e proprio "conflitto tra materia e calore”. In queste opere Burri usa il fuoco per bruciare plastiche o legni e ne coglie il loro progressivo disfacimento, che, pero', viene bloccato prima della loro definitiva scomparsa. L'opera dal titolo “Rosso plastica”, riportata di seguito, ne e' un esempio:

Alberto Burri, Rosso plastica, 1964, Fondazione Palazzo Albizzini-Collezione Burri, Città di Castello, Umbria.

In quest'opera piu' fogli di plastica vengono applicati su una tela e su di essi l'artista interviene con il fuoco, provocando pieghe, lacerazioni e grinze. La reazione della plastica al fuoco e la scelta del colore rosso danno all'opera un carattere di drammaticita'. La combustione non e' mai casuale ed il controllo sulla forma da parte dell'artista e' assoluto. Nella parte inferiore del quadro, il grande cratere rivela la tela scura sottostante. Questo aspetto, come nelle tele lacerate di Lucio Fontana, rimanda a percezioni spaziali oltre la superficie dell'opera.

Source: https://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-3/pdf-verde/letterautori_verde_volume3_burri-rosso.pdf

VIDEO:

Jeremy Rifkin, “La civilta' dell'empatia”

La civilta' empatica

SITOGRAFIA:

https://www.festascienzafilosofia.it/2015/03/empatia-forza-preziosa-per-una-societa-a-rischio/

https://it.wikipedia.org/wiki/Jeremy_Rifkin

http://www.didatticarte.it/Blog/?p=6395